Ecco i primi quattro classificati della Gara Pornofantasy, a sei giorni dalla chiusura delle votazioni. Come preannunciato la decisione ducale si è basata sul voto popolare (dodici votazioni ricevute, di cui undici complete e una sola parziale), con l’aiuto ulteriore del parere di un piccolo numero di giudici di gara di sicura capacità (due, alla fine).
I testi in gara erano di qualità variabile: alcuni carini, ben scritti, altri mediocri e altri davvero pessimi. La qualità dei testi e del contenuto pornofantasy è stata piuttosto altalenante. Nell’insieme non è andata male, per essere una gara tirata su senza tante pretese dal Ducato del Porno.
Con minime differenze (irrilevanti per le prime posizioni) il voto popolare ha rispecchiato sia la scelta dei giudici che il mio parere personale. Il primo arrivato ha vinto con buon margine sul secondo. E il secondo si è posizionato con buon margine sopra il terzo. Una vittoria chiara come l’urina dei coniglietti epilettici.
1.La Belle et la Bête
di Giulia (Hanseniano)
2.La Prova
di Angra (Avicenna)
3.Oan dai Sacri Orifizi
di Iome (Bacello)
4.
Quattro
Giulia, che non mi risulta abbia un nick sul Ducato del Porno o su questo blog, ha vinto due premi: il rango di Damigella del Porno sul Ducato e un rapporto sessuale con il Duca in persona. Poiché mi risulta che Giulia sia ancora minorenne1, può donare il suo secondo premio ad Angra che immagino lo gradirà. ^__^
Bravo Angra, meritatissimo secondo posto: per te il rango di Gentiluomo del Porno.
L’unico racconto illustrato della gara si è anche guadagnato, per un pelo, il terzo posto. Complimenti Iome: pure per te il rango di Gentiluomo del Porno non appena ti sarai iscritto sul Ducato.
E Complimenti a Quattro che si è posizionato al quarto posto anche senza aver partecipato! Bravissimo come sempre!
Ringrazio tutti i partecipanti: in particolare Angra per aver supportato fin dall’inizio la mia gara cretina (lol) e Iome per essersi messo pure a illustrare la propria opera. E grazie anche ai membri del Ducato per la buona volontà messa nel partecipare a una competizione tanto retard! ^_^
Il racconto vincitore La Belle et la Bête
di Giulia“Io voglio vivere di avventure
E lo vorrei sempre di più!
Ma non c’è nessuno, ahimé
Che capisca il perché…”Asha si legò stretta la mantellina e si nascose dietro l’angolo della merceria, mentre un paio di soldati ubriachi uscivano da una taverna reggendosi in piedi a stento, aiutati da un terzo considerevolmente più sobrio.
Quando se ne furono andati corse fino al fiume, cercando di fare meno rumore possibile.
-Che ci fa una ragazzina bellina in giro a quest’ora di notte?- Asha sobbalzò, finendo con i piedi nell’acqua.
-Mi congeleranno i piedi!- Sbottò, riconosciuta la voce. Scorgeva appena la sagoma di ragazza immersa per metà nel guado del fiume.
Chanda ridacchiò ma non rispose, sciaguattando nell’acqua gelida.
-Che ci fai qui?- Chiese dubbiosa, sfregandosi i piedi con l’orlo del vestito.
-Il bagno. Non vorrai che lo faccia di giorno?- L’altra si morse il labbro, sollevata che Chanda non potesse vederla quasi quanto lo era di non poter vedere lei.
-Se una di quelle teste di latta si avvicina avrò di che cenare- La rassicurò, cercando qualcosa sull’argine fangoso.
-A proposito, porta questo al cane. Mariam era occupata a rubare uova e ha saltato il turno, la puttanella!- Qualcosa di grosso, peloso e indubbiamente stecchito colpì Asha in pieno stomaco, mozzandole il fiato.
-Che è ‘sta roba?- Chiese, tirando il cadavere a riva.
-Forse un cane anche lui- Le rispose l’altra. Poi la guardò; Asha poteva vedere il riflesso bianco della luna sul suo unico occhio.
-Che fai ancora qui, vuoi farti il bagno con me?- Asha sospirò, rinfilandosi le scarpe umidicce e avviandosi lungo la riva.
-Ci vediamo-Seguì il letto del fiume fino in fondo alla valle. Peter la stava già aspettando, gli occhi verdi scintillanti al buio.
Agitò i due moncherini d’ali che aveva e distese il collo per tutta la sua notevole lunghezza.
-Non c’è granché per cena. Scusa- Disse, trascinandosi dietro il cadavere smagrito del cane. Pesava quanto un masso, si chiese come aveva fatto Chanda a sollevarlo abbastanza in alto da lanciarglielo.
La bestia annusò la carcassa per qualche istante prima di risucchiarla su per le fauci senza quasi masticarla, poi immerse il muso nel letto del fiume, spaventando una lontra sfortunata che servì da dessert.
Terminato il pasto, Asha gli si accovacciò sotto il muso.
-Continua ad alitare, non voglio morire congelata. Odio stare a casa, se ci sono le teste di latta-
Neanche stavolta gli altri l’avevano seguita, avevano preferito rimanere con le loro famiglie. Con quella gente al villaggio nessuno aveva tanta voglia di scorribande notturne, avrebbero potuto finire come Billy-Bo.
-Vengono qui e credono di poter fare quel che vogliono, credono che si sia solo un pugno di straccioni, ladri e puttane- Fissò il cielo picchiettato di stelle intorno alla sagoma scura del muso di Peter.
Il fiato del drago doveva aver alzato di qualche grado la temperatura lì intorno. Peter non sputava fuoco, solo qualche sbuffo di fumo quand’era irritato, ma il suo respiro era come un focolare a fiamma perpetua.
-Dovremmo fargliela pagare in qualche modo. A tutti loro, non solo a quello che ha ucciso Billy. Devono vedere che possiamo liberarci di loro quando vogliamo- Diede un pugno alla spalla del drago, ma non era forte abbastanza da disturbarlo.
Povero Billy, con la schiena spezzata e il sangue che gli colava dal naso insieme al moccio. Povera Chanda che invitava i figli delle nuove guardie cittadine a raccogliere la moneta d’argento che aveva perso nel fiume infestato dai serpenti.
C’erano anche dicerie su un mostro che si aggirava nei boschi ma nessuno aveva mai pensato a nulla più che a un mutante feroce, forse addirittura un semplice orso con le balle girate.
Accarezzò il muso dell’animale e gli afferrò le narici con entrambe le mani.
Peter starnutì, investendola di una pioggerella surriscaldata. Asha grugnì, coprendosi il viso e i capelli.
-Schifosodiundrago- Lui la guardò, ritraendo la membrana opaca dagli occhi perlacei. Nessun rettile che lei conoscesse ne aveva di simili; era disumano, ma anche più che animale.
Rimase in silenzio qualche minuto, accorgendosi di avere gli occhi lucidi per la tristezza e la frustrazione.
Se li asciugò, e quando finalmente li chiuse non fece in tempo neppure ad appisolarsi che Peter la richiamò alla veglia facendo schioccare più volte le fauci.
-Che c’è da applaudire? Vuoi un balletto?- Gli domandò, sollevandosi appena. Il drago schiuse di nuovo le fauci e ne fece uscire la lunga lingua rosata, terminante in una cavità che le ricordava quella da cui i serpenti schizzavamo fuori il veleno, e glie la strusciò contro le guance bagnate.
-Preferivo le lacrime alla bava…- Biascicò, perplessa.
Aveva sempre trovato le abitudini di Peter più simili a quelle di un grosso cane piuttosto che di un mostro da favola, ma non aveva mai leccato per esprimere affetto agli umani, neppure con lei.
L’odore del suo fiato, di solito simile a quello del legno bruciato, era cambiato, facendosi dolciastro. Le pareva di respirare un tipo molto raro di erba da pipa.
Il drago avvicinò ancora il muso e la lingua le scivolò in grembo, umida di saliva e palpitante come una vena scoperta. Per qualche ragione le venne in mente l’occhio azzurro di Chanda che si apriva nel buio.
La prima volta che l’aveva visto, acquattato in un anfratto della gola mentre sbudellava una mucca, l’aveva riconosciuto come un drago maschio. Era andata a intuito perché, come Jai si era preoccupato di controllare, Peter era sprovvisto di organi riproduttivi sotto la coda.
Strano che il sospetto che dopotutto la lingua non la usasse per sputare gli sbuffi di fumo come aveva pensato fino ad ora le sfiorasse la mente solo in quel momento.
Non piangeva più ma le bruciavano gli occhi, lacrimava come una fontana ogni volta che sbatteva le palpebre. Respirando quell’odore di miele misto a foglie marce il corpo le si era intorpidito, facendosi caldo e languido.
Osservò le file di denti nelle fauci quasi spalancate del drago, un voragine bavosa e rossastra. Un piede le scivolò contro la lingua viscida. Se Peter avesse chiuso la bocca le avrebbe strappato via di netto le gambe dal ginocchio in giù; rabbrividì al pensiero, ma il brivido era dolce, le affondò nella pancia e le fece indurire i capezzoli.
Lo rinnovò quando la lingua del drago le scivolò verso l’interno delle cosce, sotto l’orlo del vestito di panno – Il contatto del tessuto sulla pelle la tormentava.
La bestia dischiuse ancora le mascelle, emettendo un verso gutturale che le ricordò quello dei pesci salterini.
Provò a dire qualcosa, ma dalle labbra le uscì un suono inarticolato che Pete parve interpretare a modo suo. Le premette la lingua solida fra cosce, contorcendosi per trovare la via per entrarle dentro.
Mi farà male, pensò, ma il sesso le pulsava per l’aspettativa, bagnato di umori e saliva, la mani contratte ad artiglio e affondate nel terriccio; quando la penetrò con un guizzo fluido e improvviso gettò il capo all’indietro e urlò, un verso gracchiante, senza eco.
Era perfetto, nessun dolore, nessun fastidio, solo un orgasmo tre volte più intenso e rapido di quanto avesse mai immaginato. Inarcò la schiena e aprì le gambe perché la riempisse tutta, i muscoli tesi e rigidi, la gola ghiaccia e i gemiti arrochiti per il freddo.
La lingua di Peter, o il cazzo che fosse, ebbe ancora qualche breve spasmo che le procurò ondate di piacere più calde e lievi fino a che non le riversò un fiotto di una sostanza densa e calda nel ventre.
Quando si ritirò da lei Asha vide l’estremità arrossata e ancora vibrante sporca di una gelatina giallina e trasparente che, complice l’odore, le ricordò il miele di fiori.
L’aroma intanto era diventato fortissimo, insopportabile nonostante fosse abituata agli odori acuti. Un velo biancastro come la cataratta di un vecchio le calò davanti agli occhi, rendendole difficile tenerli aperti. Le ricordava il modo in cui certi animali neutralizzavano le prede addormentandole o avvelenandole, ma fu divertita da quel pensiero. Strano modo di condire il cibo.
Allungò la mano per sfiorare una delle zanne giallastre, ma le palpebre le caddero sugli occhi e si addormentò, sdraiata per terra, mentre il fiato del drago tornava al solito odore di fuliggine e focolare.Quando si svegliò era quasi l’alba e il silenzio era già rotto dai cinguettii ripetitivi degli uccelli boschivi. Peter aveva fatto il bravo e nonostante il a lei parve di aver dormito sotto tre coperte di lana spessa.
Il drago era non le rivolse nulla più che un grugnito.
A giudicare dall’odore di barbecue, qualche animale incauto gli aveva già fornito la colazione.
Asha si tirò a sedere, scuotendosi la terra di dosso, e si passò con cautela una mano fra le cosce, senza trovarsi macchiata né di sangue né di altro.
Eppure ero vergine, pensò, chiedendosi se lo fosse ancora. Non aveva sentito male.
Si chiese se a casa la stavano cercando. Forse no – quando spariva qualcuno non c’era da darsi troppa pena ultimamente.
Magari avevano pensato a un furto di qualche moneta per il quale le avevano tagliato le mani o spezzato la schiena.
A loro poteva anche andare bene così, ma c’era di meglio al mondo che cani sottomessi ad altri cani che si azzuffano nella fanghiglia.
-Cambierà Pete, vedrai. Questo posto è nostro. Non ce ne possiamo andare da qui se prima non lo liberiamo- Un falco passò sopra le loro teste, con disappunto di Peter che avrebbe preferito una quota più bassa con spuntino.
-Prima o poi ti ricresceranno lei ali. Potrai volare- Non sapeva perché ma ne era certa.
Doveva pur arrivare il momento in cui sarebbe stato il resto del mondo a prodigarsi per essere utile a lei.
-… E porterai me per prima, okay?- Peter spalancò gli occhi, fissandola, le pupille strette e argentee grandi quanto il palmo della sua mano. Se solo avesse potuto parlare. Da dove veniva lui?
Asha ricambiò lo sguardo e pensò a segreti ancora più sconfinati e osceni, scuri quanto l’oceano dove i marinai venivano trascinati dai mostri giù giù negli abissi di non ritorno.
Fine
1: Per me non è un problema, ma su internet bisogna dire queste cose perché è pieno di poliziotti che spiano e si masturbano nei siti di lolicon… ^__^
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I miei complimenti a Giulia. Non ricordo più l'ordine che avevo dato alla mia classifica, ma so per certo che questo racconto era in effetti tra i primi ^_^
Wow, prima addirittura! Sono contenta che il racconto sia piaciuto ^_^ complimenti agli altri partecipanti, specie ad Angra, mi sono divertita a leggere “La Prova”. E complimenti anche a Quattro.
Posso donarlo alla Clio quando passa di qui, se ad Angra non dispiace? E’ bello farsi doni fra amiche ^__^
un terzo posto che mi colma di fierezza fino al trabocco, come quell'allegro idrante umano di jhon holmes
spero che le mie illustrazioni, in efetti poco più che degli schizzi (per rimanere in tema) vi siano piaciute
e ora che il dado è tratto chiedo al duca di mostrare pubblicamente l'illustrazione fuori racconto
non so se questo sia stato sufficente a corompere il severo ma ingiusto duca, ma mi piace pensare che sia stato davvero così
Complimenti a Giulia, un racconto pieno di poesia (primo nella mia personale classifica).
Riguardo al trasferimento di premio, grazie del pensiero ma benché purosangue della letteratura fantastica non ci tengo a farmi salire in groppa ^_^
E' stato bello.
Grande Giulia! Il tuo racconto era in cima anche alla mia classifica. Complimenti davvero!
giulia dai hai tutte le carte per diventare una nuova ragazza del fantasy
hai tutti gli elementi che sembrano necessari per sostituire quella sfigata della strazzula
prima di tutto sei minorenne cosa che sembra indispensabile ultimamente per poter pubblicare fantasy in italia
forse scrivi un pò troppo bene e in maniera sensata perche i censori della mondadori non si sentano umiliati
beh se vuoi un illustratore non hai che da chiedere
Ahahah, me ne ricorderò ;P grazie a tutti per i complimenti!
Giusto!
Domattina provvedo.
Ecco l'immagine fuori racconto di iome.
^_^
però io voglio la mia tazza di rabbia
dov'è?