Finalmente è venerdì! Era ora.
Sette giorni senza video di conigli, solo con le foto sparse negli articoli, è un tempo troppo lungo per chiunque (ovviamente mi riferisco agli esseri umani degni di questo nome: chi non ama i conigli è un mostro).
Oggi il coniglio è Mokyu, la cui padroncina schiava è una femmina di razza giapponese. Dalla vocina, anche considerando il tono acuto tenuto per vezzeggiare il coniglio, si direbbe una loli di 15 anni. Sbagliato: in un commento rivela di averne ben 31. Le padroncine schiave dei conigli sono preoccupanti. E pure io lo sto diventando.


Nel primo video canticchia questo:
Mokyu, Mokyu, Mokyu-rin
Mokyu-rin, Mokyu-rin,
Mokyu, Mokyu, Mokyu-rin
Kawaii na

Ovvero ripete il nome del coniglio e alla fine dice “è grazioso”. In realtà kawaii intende qualcosa di più del semplice grazioso, più vicino al delizioso e graziosissimo, qualcosa da fissare in estasi, come può essere un coniglietto di due mesi che strofina il musino contro la mano della padroncina. Molto meglio essere kawaii che belli, come dicevano in un programma sul Giappone anni fa. Dal na si dovrebbe poter desumere che Mokyu è maschio, ma non sono sicuro. Sono ancora fermo a cercare di imparare qualche scarabocchio alfabetico di quelle porcate che spacciano per una lingua scritta (è notorio che i giapponesi sono analfabeti: fanno quei disegni per darsi un tono e ingannare i gaijin).
Rin come tan è un suffisso simile a chan, ma in versione bambinesca. In realtà chan stesso è la versione bambinesca di san, come chama lo è di sama, ma poi è diventato un suffisso vero e proprio per cui hanno creato tan che è il bambinesco del bambinesco… o almeno così ho capito. La scelta in questi casi tra chan, tan e rin dipende molto da come suona vicino al nome: Mokyu-rin suona molto meglio di Mokyu-tan.
Velo pietoso sul Mokyu-rin banana time che avrà attirato le fantasie degli zoofili (so che siete in parecchi a leggermi), poi delusi dal fatto che la mangi con la bocca. ^_^””

Il Duca di Baionette

Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa.

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  • Su tan hai ragione, è la forma bambinesca di chan: un mio amico mi diceva che è una forma ultra-estrema, tipo parlare coi neonati. Si usa in alcune forme di linguaggio delle ragazze o delle ragazzine, o per eccitare i pedofili (lo considero attendibile perché ha studi sul Giappone alle spalle, ha lavorato nella traduzione Giapponese-Italiano ed è stato fidanzato per anni con una giapponese madrelingua).
    Per kawaii na, il na non implica che sia un maschio: non ha un valore semantico, denota un'intonazione; quel mio amico mi diceva che grossomodo è come aggiungere cuoricini alla fine della frase (ed è la forma bambinesca - il baby-talk, come definito da lui - di ne).

  • Avevo il sospetto fosse maschile perché lo suggeriva un presunto madrelingua giapponese alla domanda esplicita su "kawaii na" (essi/egli è carino) come una scelta d'uso più probabile. Si sarà sbagliato. Come variante di ne serve solo a richiamare l'attenzione e come copula, beh, fa la copula. Boh.
    Mi fido delle info di seconda mano del tuo amico.
    Tan si usa anche con tante cose antropomorfe, come le varie OS-tan o Wikipe-tan o altre minchiate simili. Retard a manetta.

  • Bene, usare le mie conoscienze giappiche per determinare il sesso di un coniglietto credo sia una di quelle cose che non consideri.
    Comunque.
    Mokyu è di sicuro un maschio, perché nel secondo filmato la padrona schiava dà voce alla gioia del coniglietto che mangia, facendogli dire umai!, altro modo di dire oishii (buonissimo!) ma usato solo dai maschi.
    Per il "na", io in realtà posso confermare la versione del Duca, ovvero che sia la versione maschile (e non bambinesca) di "ne".
    Il kawaii è uno stile di vita, la traduzione migliore che abbia mai letto è stata "caruccinissimo <3<3<3!!!!".

  • Ah, le vocine retard! Somiglia tanto a me quando parlo coi miei gatti! E nemmeno io sono una loli! ^_^
    Però la capisco, con simili creature non si può che regredire allo stato mong... hem, infantile! ;)

  • Mokyu è di sicuro un maschio

    Allora i video ottengono nuove certezze erotiche per attizzarmi. Piccolo, maschio, peloso, gay. Non è forse il coniglio un orso in miniatura? ^_^

    E nemmeno io sono una loli! ^_^

    Nooooooooooooooooooooooooo ç___ç

  • zora:

    Per il “na”, io in realtà posso confermare la versione del Duca, ovvero che sia la versione maschile (e non bambinesca) di “ne”

    Cercherò altre informazioni; al momento ho trovato questo, che però ha validità fino a un certo punto (chiunque può dirsi madrelingua giapponese; il che non lo rende tale).
    Intanto aggiungo che a quel mio amico ho chiesto esplicitamente se kawaii na in quella canzoncina è riferito a un maschio, quindi può essere che in altri contesti il na abbia altri significati; quando lo sento gli chiedo.

  • quando lo sento gli chiedo.

    Il Derailing è sempre attività entusiasmante.
    Noto che sei abbonato. ^_^
    Spero che la risposta dell'amico sia più affidabile di quando hai confuso sul blog di Zwei un suggerimento di scrittura secondo il "Sistema Internazionale" per uno "standard internazionale" per la scrittura delle migliaia (che poi bastava aver preso in mano un paio di libri di storia in vita propria per accorgersi della differenza tra standard editoriale e S.I.).
    Come hai scritto tu:

    chiunque può dirsi madrelingua giapponese; il che non lo rende tale

    LOL. Bisognerebbe applicarlo anche in altri casi. ^_^
    Stop derailing.
    Si parla di conigli. Se non avete da dire cose attinenti ai conigli, non ditele.
    Se mi dovesse venire davvero la curiosità di scoprire se in quel caso il "na" ha un qualche sottinteso sessuale particolare (ma Mauro mi ha quasi convinto che non è così), ho una conoscente giapponese a 200-250 metri da casa mia e le posso fare vedere il video la prossima volta che viene a pranzo con il marito. Il problema al più sarà farle capire la domanda in italiano, visto che ha ancora un po' di difficoltà.

  • Visto che ti sei corretto da Zwei (bravo Mauro), riporto una precisazione anche qui come l'ho messa lì:

    Comunque non è lo “spazio” è lo “spazio fine” che è leggermente più stretto. Tra i molti testi in cui è indicato questo uso dello “spazio fine” al posto del “punto” (o della “virgola” in inglese), c’è anche Manuale di Redazione della Edigeo, dove però sono proposti come equivalenti e non preferibili a priori l’uno rispetto all’altro (va solo mantenuta la coerenza d’uso in tutto il libro). Usare lo “spazio” normale non è del tutto esatto.
    Attualmente, scandagliando un 40ina di libri di storia e militaria di cui dispongo, non ho mai visto in azione lo spazio fine (manuali Cambridge, Brill, LaTerza, Mulino ecc…).
    Lo scopo dello “spazio fine” è SOLO di evitare possibili disguidi a livello internazionale tra fisici/tecnici che usano come separatore la “virgola” e chi usa il “punto” (nel caso delle decine di migliaia infatti si potrebbe confondere le tre cifre più a destra come decimali visto che chi usa la virgola per una cosa usa il punto per l’altra e viceversa) e, di conseguenza, la sua applicazione rigorosa dovrebbe avvenire solo nei manuali scientifici e nelle riviste scientifiche. Non l’ho vista granché nemmeno lì, ma comunque già di più che non in quelli di storia dove non l’ho mai vista.
    Fermo il mio derailing qui e ringrazio Mauro per il commento di correzione.

    Aggiungo che è anche banalmente ovvio che lo scomodo e poco leggibile "spazio fine" non venga quasi mai usato nei libri di storia: il S.I. si occupa di grandezze fisiche in testi scientifici, non di demografia in testi storici. E comunque una minima infarinatura di fisica può far notare che il S.I. non è rispettato nemmeno nel mondo scientifico dove allegramente KSI e altre boiate angloamericane vengono usate in testi di altissimo livello. Sigh.
    Non esistono standard fuori dalla testa di chi li vuole per forza vedere.
    Piccola nota di contorno:

    Duchino, perché certe volte scrivi LaTerza invece di Laterza?
    Perché così mi pare di stare a parlà de tette che è molto meglio delle minchiate.

    E ora torniamo ai conigli tanto i giapponesi sono analfabeti e l'editoria fa come gli gira di libro in libro (non esistono veri standard editoriali, sono balle degne di chi crede che ci sia un italiano corretto sempre -un salto sulla Crusca per godere della nuova correttezza del "a me mi" è un classico per svegliarsi dal sogno- come d'altronde fa parte dell'ABC editoriale nel mondo anglosassone scoprire che se va davvero BENE una data scelta grammaticale è avvalorata al più dal 50% degli esperti... e su un manuale di editing ho letto di uno scrittore che sfotteva, trattandoli da idioti, gli editor gay che passano il tempo uniformando il testo secondo i precedenti volumi della collana invece di preoccuparsi del libro in sé).

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