Nel marzo scorso ho raccontato la curiosa nascita dell’indicazione Made in Germany.
Nel 1887 gli inglesi, spaventati dal successo dei prodotti tedeschi, imposero che ne venisse riportata la nazionalità. Così i clienti inglesi avrebbero potuto comprare solo merce inglese, snobbando le schifezze straniere.
Sfortunatamente per l’Inghilterra, dietro il suo marchio si nascondevano prodotti inferiori a quelli tedeschi. Nel 1894 la commissione del Reichstag dichiarò che, dopo leggerissime perdite, il marchio Made in Germany era diventato un vanto che gonfiava le vendite dei prodotti.
In Italia sta succedendo il contrario.
Il marchio Made in Italy era (ed è, in teoria) carico di garanzie di alta qualità nel design, nello stile, nella lavorazione del prodotto di abbigliamento e negli alimentari ecc… e qualcuno mi aveva detto che “italiano” in Germania è usato per il cibo come sinonimo di qualità, un po’ come avviene in Inghilterra con Made in Germany. Non so se sia vero, ma rende l’idea.
Quello che si sta facendo è demolire il Made in Italy, perlomeno nella percezione interna alla nazione, nell’ambito di alcuni prodotti. Anche senza tirare in ballo le merdose auto Fiat (grazie Fiat per aver progettato la Stilo in modo così assurdo che il meccanico deve ammazzarsi per riuscire a cambiare i fari, eh), da molti anni la qualità della narrativa era così infima che un editore che conosco mi ha detto chiaro e tondo che non c’è nulla di cui stupirsi se pochissime opere italiane vengono tradotte all’estero rispetto a quelle di altri paesi: la massa della produzione italiana è merda parecchio sotto il livello della tollerabilità (e fin qui non sarebbe nemmeno troppo grave) e, questo è molto peggio, ben poca roba è degna di mercati più competitivi della nostra squallida pozzanghera. Per questo all’estero non ne comprano i diritti. Senza contare che comunque le cantonate capitano e anche all’estero comprano, per errore, diritti di roba merdosa (d’altronde neppure loro sono dei geni). Questa mancanza di prodotti decenti in numero sufficiente è gravissima.
Io di solito parlo della merda riferendomi al Fantasy e alla Fantascienza perché li conosco meglio, nonostante abbia avuto modo di constatare la presenza di pattume di pari livello anche nel mainstream, ma l’amico editore me lo ha detto chiaro e tondo: piantala di indicare “Fantasy”, non serve precisarlo, la situazione è messa di merda anche nel resto della narrativa. L’incompetenza è endemica. La cialtronaggine degli autori è insita nel sistema editoriale italiano attuale, mica solo nel fantasy. Non faccio fatica a credergli…
Ciliegina sulla torta del discorso: gli italiani fanno bene a snobbare gli autori italiani e a preferire gli stranieri. Il parere viene da uno che da ragionamenti simili (la famosa “esterofilia”) viene danneggiato visto che pubblica parecchi italiani. Consapevolezza nata, immagino, proprio dall’affrontare di continuo la dabbenaggine degli autori allo sbaraglio in cerca di pubblicazione, gente che non capisce che servono anni di studio sui manuali prima di pensare di scrivere un romanzo.
Il discorso si sta trasferendo sull’editoria digitale.
Senza parlare di prezzi e DRM che, come visto, sono un problema anche all’estero (USA inclusi), mi riferisco a tre cose: la percezione demenziale dell’eBook come una specie di scarto da vendere come capita (ed evitando che “danneggi” -sigh- il cartaceo); la qualità infima dei file ePub messi in vendita, spesso così sporchi da rendere lentissimo perfino il cambio di pagina; i prodotti-truffa, ovvero i libercoli minuscoli venduti a 3-4 euro (e oltre) quando meriterebbero al massimo 0,99-1,99 euro. Vi ricordo che raramente nei negozi è indicato il numero di parole del libro in vendita (o le “pagine equivalenti” -come le ha il lettore Nook Simple Touch- basate su tot parole e magari spiegate pure nelle FAQ), simbolo di civiltà e onestà editoriale che dovrebbe essere obbligatorio, come anche l’anteprima gratuita.
E proprio di anteprima gratuita voglio parlare.
Il Made in Italy ha sfornato una nuova, innovativa, eccitante idea di business che trasporta nel mercato degli eBook quello che tra i beni fisici mi sento di definire furto con destrezza. Come saprete all’estero è banalmente ovvio il concetto che il cliente debba poter leggere qualche pagina del libro prima di comprarlo. Su Smashwords l’anteprima va dal 20% al 50% del testo e la sua assenza è considerata una grave mancanza che in automatico genera nel cliente grave pregiudizio nei confronti dell’opera. Su Amazon è la regola (che poi è solo buon senso e rispetto del cliente) avere l’anteprima, tanto che pure gli eBook italiani su Amazon.it ora offrono (sempre?) l’anteprima gratuita del testo venduto in eBook.
Cosa si inventa allora Feltrinelli?
Gioia e tripudio: invece di mettere anche loro l’anteprima di tutti i libri nel negozio, cosa che quantomeno potrebbero fare per quelli col proprio marchio, hanno la geniale trovata di mettere in vendita a 0,99 euro un estratto del libro! Geniale. Potete trovare queste opere sotto il tag Zoom oppure nel sito ufficiale: 25 eBook di cui 24 a 0,99 euro e 1 gratis.
Metà di quelli a pagamento sono oroscopi per il 2012, con una lunghezza attorno ai 40.000 caratteri l’uno (circa 7000 parole) per cui il prezzo è anche accettabile.
Meglio 0,99 euro che 2,99-3,99 euro, prezzo piuttosto altino fatto da 40k i cui libri non hanno più l’indicazione delle dimensioni ridottissime. Una volta sul Bookrepublic Store c’era l’indicazione, sono sicuro, ho comprato tre dei loro libri e infatti pensavo “magari sarà colpa di IBS e di BOL che non riportano la lunghezza, ma loro sono onesti e lo dicono che sono degli articoli da poche paginette”. Per questo non me la sono mai presa troppo. Poi oggi, proprio quando stavo per lodare Bookrepublic perché sulla sua “collana” 40k riporta la lunghezza… tò, scopro che non c’è più! [vedi il commento per la correzione: in realtà il numero non c’era mai stato, ricordavo male io]
Guardate From words to brain venduto a 3,99 euro: in dimensioni Kindle sono 323 locations (più 40 di pubblicità finale e arriva a 368 locations), ovvero 7170 parole. Senza contare che il contenuto informativo è pressoché insignificante (partenza buona, poi si ammoscia). Non si tratta di un eccellente articolo zeppo di informazioni utili su un determinato ambito: è un articoletto da sito web per valore e contenuti.
“Ok, da questi non comprerò più nulla”, mi ero detto (poi in realtà ne ho presi altri due), “ma almeno non truffano la gente: lo sapevo che era corto, sono stato stronzo io a pagare così tanto per così poco sperando che fosse di alta qualità”.
E ora che l’indicazione non c’è più i coglioni girano come pale d’elicottero. [vedi il commento per la correzione: il numero non c’era mai stato e Bookrepublic non ha cambiato nulla, ricordavo male io e avrei dovuto incazzarmi già all’epoca, senza aspettare ora]
Ma si può? Dopo che parecchie volte ci si era lamentati sul web del libretti truffaldini che sono piccoli come articoli, ma vengono venduti al prezzo di un romanzo (a 3,90 euro si trovano romanzi Newton Compton e Mondadori in eBook), e dopo che la questione del conteggio parole era stata tirata in ballo anche sul sito di mademoiselle Marta Manfioletti parlando proprio di 40k, questi signori invece di mettere il numero delle parole/caratteri/qualsiasi-indicazione-è-buona nella descrizione, in modo che appaia con limpida onestà anche negli altri negozi, lo levano dal proprio? [vedi il commento per la correzione: il numero non c’era mai stato, ricordavo male io]
Così prendiamo per il culo i clienti: l’intenzione truffaldina nel correggere le cose in peggio è evidente. [vedi il commento per la correzione: il numero non c’era mai stato, ricordavo male io, quindi l’intenzione truffaldina era presente già all’inizio e non è apparsa dopo] Meno male che almeno su Smashwords la dimensione è riportata: 5-21.000 parole, con la maggiore parte sulle 9.000 parole.
In Italia il rispetto del cliente non esiste, lo si considera un consumatore-pollo da spennare e gettare via. Si svende la propria rispettabilità per manciate di noccioline in un settore che a parole si vuole lanciare (zì zì, eBook, zì zì) però nei fatti si incatena con pratiche buone solo a far passare qualsiasi voglia ai lettori di comprare eBook per timore di sprecare soldi in immondizia. Altro che virtuosi nuovi editori “nativi digitali”.
Virtuosi di cosa, poi? Del furto con destrezza?
Della pertica nelle chiappe del cliente?
Dell’imitare il peggio del passato?
È davvero deprimente…
E si può fare anche di peggio. Molto peggio.
Se nella collana Zoom di Feltrinelli ci sono 12 libri a 0,99 euro che possiamo considerare “accettabili”, bisogna anche dire che ci sono altri 12 libri che definire libri è una vergogna concettualmente (anche se tre hanno una dimensione passabile):
— Frate Zitto (Stefano Benni), 17.254 caratteri tratto da La Grammatica di Dio;
— Un’amabile storia d’amore (Charles Bukowski), 20.947 caratteri tratto da Storie di ordinaria follia;
— Bambini pendolari che si sono perduti (Gianni Celati), 8393 caratteri tratto da Narratori delle pianure;
— V.O. (Jonathan Coe), 27.354 caratteri tratto da Questa notte mi ha aperto gli occhi;
— Aiuto (Erri De Luca), 14.953 caratteri tratto da Il contrario di uno;
— Beethoven era per un sedicesimo nero (Nadine Gordimer), 25.747 caratteri tratto da Beethoven era per un sedicesimo nero;
— Passerotti (Doris Lessing), 17.792 caratteri tratto da Racconti londinesi;
— Zafferano (Maurizio Maggiani), 49.355 caratteri tratto da La regina disadorna;
— Si aspetta (Amos Oz), 32.993 caratteri tratto da Scene dalla vita di un villaggio;
— La lunga notte del dottor Galvan (Daniel Pennac), 56.370 caratteri tratto da La lunga notte del dottor Galvan;
— Padania (Paolo Rumiz), 72.397 caratteri tratto da La secessione leggera;
— La luce che c’è dentro alle persone (Banana Yoshimoto), 22.973 caratteri tratto da Ricordi di un vicolo cieco;
Sono tutti estratti da altri libri.
Tre hanno dimensioni dignitose per la vendita a 0,99 euro, ma sono comunque estratti da libri che dovrebbero avere il 10-20% di anteprima gratuita, se fossimo in un paese civile che rispetta i clienti come li rispetta Smashwords, che adoro, o come li rispetta (in questo aspetto quantomeno, sul resto stendiamo un velo pietoso) Amazon.
E leggete come Feltrinelli descrive il geniale progetto:
Zoom è la nuova collana di Feltrinelli tutta digitale.
Una nuova idea di libro: economico, veloce e maneggevole.
A 0,99 € a titolo.In Zoom troverai i libri che finora non si potevano fare. Perché la cara, amatissima carta ha pur sempre i suoi limiti. In Zoom troverai racconti, romanzi a puntate, guide, saggi e interventi editi e inediti. Testi brevi ma di altissima qualità, liberati nella loro essenza più pura dalle nuove possibilità di distribuzione digitale.
Libri piccoli solo per le loro dimensioni e il loro prezzo. Libri che sanno rimanere nella mente a lungo, come una bella canzone, e che come una canzone possono essere scelti e gustati uno alla volta. E poi gustati di nuovo, e di nuovo…
Dopo la porcata fatta si permettono pure di fare i fighi, eh? Si vergognino.
La mentalità da piccole truffe nel piccolo mercatino rionale rimane. Negozi ed editori che urlano “forza, facciamo la fine dei piccoli negozi con i prezzi gonfiati quando arrivarono i Centri Commerciali e le grandi catene, sì!”
Volete crepare? Fatelo. Di editori che vendono anteprime che dovrebbero dare gratis come è diritto dei consumatori pretendere, il mercato non ha bisogno. Schifosi infami, spero che crepiate come meritate e come implorate a gran voce.
L’unico pregio della porcata Feltrinelli’anal è che almeno ci tengono a indicare molto chiaramente la lunghezza: col fatto che ormai quasi tutti usiamo campi di invio testo in cui il numero di caratteri viene conteggiati (per esempio su Twitter), è facile capire che 20.000 caratteri sono una sciocchezzuola. Pregio a cui Bookrepublic ha rinunciato con una scelta a dir poco demenziale.
Questo articolo, per dire, è lungo 2051 parole per un totale di 12.679 battute spazi inclusi.
Il mio articolo sull’Arco Inglese è lungo 9.337 parole per un totale di 56.622 battute spazi inclusi.
L’articolo sull’Avancarica a Percussione è lungo 12.496 parole per un totale di 78.259 battute spazi inclusi.
Quello sul Risorgimento Steampunk è lungo 20.130 parole per un totale di 126.759 battute spazi inclusi.
Io mi vergognerei a venderli a 3,99 euro, tranne forse il più lungo SOLO se abbinato all’introduzione sullo Steampunk (altre 4-5000 parole), ma è evidente che io non sono un editore italiano: io ho rispetto per i lettori.
In pratica il Made in Italy sta diventando un marchio di infamia come il Made in Ciad usato da Nick Stone (protagonista di una serie di romanzi di Andy McNab). Allegria.
C’è chi dice che il risveglio dei nazionalismi e dell’orgoglio nei singoli paesi sia un male, che iniziare a dire che i francesi non hanno il bidet e quindi puzzano (il che è vero, sono dei mangiarane!) è il primo passo verso la fine del Sogno Europeo e verso le guerre, e allora mi sento un po’ più al sicuro: in Italia invece di esaltare il marchio nazionale ci si ingegna ogni giorno di più per sputtanarlo. Evviva.
Mi ricorda qualcosa… non so, tipo la SIAE e i trailer dei film. Grandi menti pensano allo stesso modo, è indubbio.
Invio errato… il cursore non era dove pensavo.
Dicevo: comunque non è che mi stupisca (tristemente), un altro chiodo nella china demente che stanno prendendo gli editori, tra prezzi e altro.
Un paio di refusi:
Ma sì può? ? Ma si può
però fatti si incatena ? nei fatti
Non avevo pensato al parallelo con la SIAE.
Giusto, ci sta. l’anteprima del libro è fatta per favorire le vendite, negarla in tutto il negozio per poi “venderne” una dozzina ricorda la posizione retard della SIAE.
Stavo per dire “mongola”, ma ultimamente mi sono accorto che paragonare i mongoloidi a simili gentaglia offende in modo ingiusto i mongoloidi, persone molto migliori anche intellettualmente di certi mentecatti… al “mongoloide” questa gente deve ancora arrivare, per ora sarebbe un complimento immeritato!
In Italia si è fatto largo questo concetto: se tu perdi un cliente che hai trattato male, potrai sempre rifarti con i clienti trattati male dagli altri. In un certo senso, trattare bene i clienti onestamente potrebbe persino essere percepito come concorrenza sleale.
Te l’avevo detto che Zoom era una cagata a spruzzo. A furia di stronzate stanno trasformando un onesto legale come me in una bestia assetata di pirateria digitale.
Io non ho parole. A questo punto definirli “mongoli” sarebbe un complimento. Anche solo concepire l’idea di mettere in vendita un pezzo di libro a 0,99 euro mi fa sentire sporco… Prendiamo per esempio La lunga notte di Pennac: chissà quanti esilaranti equivoci ci saranno, dato che l’estratto ha lo stesso titolo dell’opera completa! Un’iniziativa meravigliosamente bastarda, per citare Alessandro Mari.
Beh, i 40k sono riferiti sia al peso del file (non superiore ai 40 kb) sia al numero di lettere che non è mai superiore alle 40.000.
Sono anche i pochi che hanno le “palle” di tradurre autori italiani e di metterli su Amazon.com, tipo Dario Tonani.
In generale concordo con te che non sono cheap, ma alla fine vendono saggi (tipo quello che hai linkato) e racconti brevi di autori più o meno famosi.
Ah, nel caso non lo sapessi Bookrepublic e 40k fanno parte dello stesso gruppo, solo che una società si occupa di vendita, l’altra è la case editrice solo digitale
@Jakala
Cosa c’entra il tuo commento con il togliere apposta l’indicazione?
Dialettica eristica: stai cambiando argomento fingendo attinenza. Anche Feltrinelli ha pubblicato tante cose belle, molte più di 40k visto che 3 eBook su 3 dei loro che ho letto sono spazzatura: perdoniamo anche Feltrinelli?
Comunque sai cosa fotte al cliente della filosofia produttiva di 40k: il cliente ha davanti la scheda del libro e lì deve trovare le dimensioni, non deve cercare apposta l’editore per scoprire se per caso pubblica solo fogli bianchi con una singola lettera. XD
Ovviamente lo so.
Il legame è indicato chiaramente nell’articolo.
E si parlò delle stranezze nella classifica di Bookrepublic sulle posizioni dei libri 40k molto tempo fa.
Fai commenti attinenti all’articolo, che riguarda il diritto per il cliente di sapere le dimensioni del libro acquistato e di avere l’anteprima, oppure non farne.
Su Rizzoli era presente la possibilità di scaricare le prime pagine dei volumi editi dal loro gruppo; si trattava di pdf in A5, non adatti a schermi con dimensione pari o inferiore a 6″ o privi di reflow, ma almeno un assaggio lo si poteva dare.
Mi è capitato di leggere alcune anteprime di minimumfax, esserne incuriosito al punto da voler passare all’acquisto e scoprire tragicamente che la versione ebook non esisteva.
Oppure quelle maledettissime preview accessibili solo tramite broswer web, con il frusciare delle pagine ecc; utili solo a sorprendere chi non avrà mai intenzione di leggere nulla oltre alla guida tv.
Dimenticavo:
sono a tutti gli effetti un mangiarane. Pure un acchiapparane, se è per questo. Una delizia, il fegato e le uova sono il cibo degli dei, slurp!
Per curiosità, come fai il conteggo delle parole? Ho appena comprato dei librini Apogeo che vorrei recensire, con calibre ed ebook-viewer non sembra possibile. Uso linux, ma non ho problemi ad emulare windows.
Su ePub e Mobi?
Su quelli non ho ancora provato. Effettivamente mi servirebbe.
Fortunatamente questa volta avevo i dati di Smashword, ma visto che From Words to Brain è breve avrei potuto copincollare il testo aperto col plugin per FF nel Doc vuoto che usavo per conteggiare le battute degli articoli.
Ricordati di tenere un bidet in casa come prova di italianità, altrimenti a causa dei nazionalismi emergenti verrai esiliato. ^_^
Caro Duca, non conoscevo il tuo blog, ma adesso lo do in pasto al mio rss reader.
Concordo con la tua indignazione e per la morte dell’autentico ingegno italiano. Pagare l’anteprima di un ebook è come chiedere i soldi ai passanti che guardano le vetrine.
L’anteprima deve essere assolutamente gratuita.
Purtroppo il mercato italiano soffre anche per i DRM, l’IVA e i prezzi straordinariamente alti rispetto per esempio al mercato americano.
Sono questi aspetti che bisogna combattere.
Grazie per il tuo post.
@futurodeilibri
Neanche a farlo apposta, pochi minuti fa wepub_you su Twitter ha lasciato il seguente messaggio:
“Come vorreste che fosse calcolata la lunghezza di un #ebook? In battute? In locations? In pagine equivalenti come indicato da ADE?”
Un caso? Noi di Voyager pensiamo di no (cit.)
Comunque a leggere quest’articolo pure a me era venuta in mente la recente questione SIAE/trailer, anche se forse qua la situazione è persino più demenziale, visto che il lettore è obbligato a comprare due volte un testo per poterlo leggere tutto. GeGniale! Se poi consideriamo che esistono autori indipendenti che a quei prezzi vendono libri interi…
Se poi Bookrepublic rimette il numero delle parole per i libri di 40k sul proprio sito, o se trovate una libreria online che mette sempre un’indicazione spendibile, ditemelo che metto un BOX di avviso sulla redenzione del negozio o sulla scoperta di nuovi negozi giusti.
Duca,
in realtà l’informazione su numero di battute e/o parole non è mai stata presente nemmeno sul sito di BookRepublic né la trovi su Amazon che come Apple ha un ‘estimated print length’ che deriva dall’edizione cartacea, quando presente, oppure è richiesta all’editore nel caso di edizioni digitali. Abbiamo creato una libreria python che serve per estrarre alcune informazioni dagli epub (quando li abbiamo in distribuzione) per fornire tramite onix queste informazioni e a inizio 2012 dovremmo riuscire a stampigliare un numero di parole per gli ebook, che è l’unica informazione rilevante per Onix e che possiamo quindi condividere in automatico con tutti ma che nessuno al momento usa.
Per i 40k, il conteggio lo facciamo a monte prima di ‘impaginare’ il libro in epub/mobi e lo indichiamo nel sito dell’editore. Appena pronti con quanto scritto sopra verrà riportato anche su BookRepublic.
Davvero non c’era mai stata?
Ero sicuro di averli comprati sapendo esattamente il numero di parole di ognuno e convinto che foste stati fin da subito onesti nell’indicarlo. Forse all’epoca li avevo visti sul vostro negozio e poi li ho comprati su smashwords, questo deve aver creato l’impressione di aver letto la cifra anche da voi.
E’ un peccato, ma migliora leggermente la vostra posizione a posteriori, peggiorandola però all’origine. Rimane il problema di non aver ascoltato in mesi le richieste dei clienti di indicare il numero. Infilo un tag “del” sul fatto che prima ci fosse allora.
Fatto, sbarrati con “del” i pezzi e aggiunte le annotazioni.
Perfetto.
Senza anteprime e senza numeri per valutare le dimensioni, non è possibile rispettare la mimesi necessaria a rendere il mercato dell’eBook “sicuro” per il cliente almeno quanto lo era quello del cartaceo.
Il fatto che ci sia voluto Amazon per infilare il concetto di anteprima nella testa degli italiani è molto grave.
Il fatto che invece si adotti una numerazione come fa Smashwords, prima che Amazon stessa lo faccia, è una cosa positiva.
Da cosa si capisce che un ePub è “sporco”?
Io ho acquistato da Feltrinelli l’ePub della raccolta di tutti i racconti e romanzi di Lovecraft, mi sembra fatto molto bene dal punto di vista dell’impaginazione e dell’indice, ma effettivamente è il più lento ad aprirsi (a cambiare pagina no, a meno che non glie ne faccia scorrere tante tutte insieme con il cursore, allora ci mette un po’).
Però pensavo fosse dovuto alle dimensioni… no, eh?
Bisogna aprirlo e guardare il CSS.
Non sono un esperto, ma posso dirti che un tipico ePub sporco è uno con sovrabbondanza di classi e altre indicazioni nel foglio di stile, spesso colpa della conversione con Calibre invece della creazione da zero del file con Sigil.
Poi si può guardare l’html per vedere l’uso dei tag ed eventuali scarse compatibilità con gli standard. Si può chiudere un occhio sulle dichiarazioni multiple (tipo usare il tag “EM” o “I” e poi imporre uno stile con uno specifico font corsivo incluso in modo che qualsiasi lettore ePub interpreti almeno uno dei tre, perfino quella ciofeca installata sul pessimo Asus EA 800) o sullo sporco legate alle preferenze di ADE rispetto ad Apple o ADE rispetto al vero standard ePub ecc…
Diciamo che se è lento a cambiare pagina (il cambiamento con pagine di solo testo deve avvenire in meno di mezzo secondo, col Nook Simple Touch usando ePub puliti fatti con Writer2ePub di Luke credo sia ben al di sotto anche del mezzo secondo: è praticamente istantaneo) è facile che questo sia colpa di sporcizia interna.
Mi hanno detto che alcuni eBook coi DRM sono ancora più lenti, ma non so se dipenda dal DRM o dallo sporco abbinato: andrebbe tolto il DRM e riprovati senza sullo stesso lettore.
Se lo sporco non crea lentezza, io non ci bado. Nè sto a guardare come sono fatti gli ePub a meno di non aver avuto problemi d’uso.
Contano metadata ben compilati, copertina presente, formattazione decorosa (con rientri e page break), ToC compilata ecc… per l’uso pratico del lettore. Non è un po’ di roba inutile nel CSS (se non fa danno) a rendere pessimo un eBook.
In dubio, pro pirateria!
Creare un’iniziativa così geniale non costa nulla, ma… funzionerà? La gente spenderà?
D’altronde, la fattura è già stata lanciata:
Stavo discutendo via mail con un editore che ha una visione molto simile alla mia su queste cose e nella risposta ho messo questo pezzo che penso possa essere utile per precisare al meglio la mia posizione sulla questione prezzo-dimensione:
===================================
Come indicato, per 20-25mila parole anche 1,99 lo troverei accettabile (in pratica nella seconda metà della fascia dei Kindle Singles, che vanno da 10mila a 30mila parolr). Sono solo i librettini di 7-9mila parole, e che non mantengono le promesse di qualità che la descrizione suggeriva, a 3,99 euro che mi sembrano un truffa.
Soprattutto perché non mantengono le promesse, più che per il prezzo: 7000 parole di dense citazioni di esperimenti con l’encefalogramma e info spendibili sull’influsso delle tecniche narrative sul cervello a 3,99 euro andrebbero bene, visto che varrebbero come 50mila parole dell’obbrobrio pubblicato da 40k.
[…]
Un altro eBook di dimensioni contenute che ho comprato su Smashwords… Starve Better: A Survival Guide for Writers of Genre Fiction sono 41mila parole a 3,99$. Considerando l’argomento e le dimensioni rispettabili, praticamente mezzo romanzo medio, l’ho comprato volentieri. Non mi lamento dei 3,99$. È comunque il doppio del massimo dato da 40k e un 30%+ sopra i Kindle Singles.
Il libro di John Locke in cui parla di come arrivò a vendere 1 milione di copie sta a 2,99$ per 35mila parole. Onesto anche lui, direi, visto la nicchia di appassionati che potrebbero leggerlo. Anche se in questo caso non so se la densità di informazioni è sufficiente per soddisfare la promessa della descrizione.
Alla fine però l’importante è solo indicare le dimensioni.
Se su Smashwords mettessero un ebook da 500 parole a 500 euro non mi lamenterei: se uno sa a cosa va incontro, è affar suo comprare o meno. Ma deve saperlo bene come lo so su Smashwords, con il numero delle parole stampato accanto alla copertina così non si può evitare di vederlo.
Non so se è già stato detto, ma la cosa incredibile è che sul sito internazionale di 40k sono indicate il numero di battute e le parole!!
Incredibile la truffa di Zoom!! Anche io pensavo che l’ebook di Pennac fosse il romanzo completo lanciato a 0.99 euro!! Senza parole!
Ah, non ne avevo idea.
Forse avevo visto lì il numero di parole all’epoca e poi avevo seguito il link per comprarli (li ho presi in inglese) su Amazon?
Tipo qui:
http://www.40kbooks.com/?page_id=11750
Effettivamente due li ho presi su Amazon, ho controllato ora sul Kindle 4 PC.
Il terzo non lo vedo per cui mi sa che l’ho preso con Smashwords.
Devo averle viste lì, non su Bookrepublic. Già. Mi chiedo come mai dicano il numero ai clienti anglofobi, più sensibili al problema delle truffe (ne sono stati sommersi nell’ultimo anno di libri venduti a metà ecc…), e non ai clienti italiani che sono più digitalmente ingenui… l’unica risposta che mi viene in mente non è molto carina. :-/
Grazie per la segnalazione!
Duca:
Sarà sempre la goccia di sangue negro, già sfruttata dalla Sony.
Articolo confortante per uno che ha appena chiesto un ebook reader per natale! ^^
Tra l’altro nell’indecisione sul modello ho affidato la scelta al mio babbo tra Sony T1 e Odissey e ho escluso il Kindle proprio per le politiche di Amazon chiuse e speculative, ma in effetti a guardarsi in giro non c’è molto di diverso – per ora.
PS: I miei complimenti al Duca per l’ottimo blog
Se ti serve una mano per rintracciare eBook illegali di opere non più in commercio (tanti ottimi Urania) e quindi impossibili da comprare anche volendo, mandami una mail.
La buona narrativa di idee non può essere tolta al popolo sovrano per le lentezze di qualche mercante di carta.
😉
Grazie Duca, ne approfitterò sicuramente ^^
Sarò ingenuo, giovane ed idealista ma a volte mi piace credere che la pirateria possa davvero imprimere un cambio di rotta dei circuiti convenzionali.
In particolare in un settore di nicchia come l’ebook reading, con un’utenza mediamente più cosciente, informata ed “informatica”, il boicottaggio di iniziative truffaldine – come prezzi più alti del cartaceo e anteprime a pagamento – è un filino più tangibile. Spero.
Duca,
su 40kbooks.com, trovi informazioni su battute/parole dei libri in inglese, così come per quelli in italiano e in francese o portoghese, che nel corso della nostra breve attività abbiamo pubblicato. ((qui un esempio: http://www.40kbooks.com/?page_id=133&category=14&product_id=14).
Dove possibile abbiamo cercato di fornire il maggior numero di informazioni disponibili, ma ci è capitato anche su Amazon di dover fare dei refund a lettori che hanno acquistato ebook aspettandosi 500k battute e trovandosene solo 40k, hanno chiesto di poter ‘restituire’ l’ebook acquistato. Considera che Amazon è abbastanza pignola su questo tema ed è capace di togliere dal commercio dei libri che vengono ‘restituiti’ troppo spesso, senza farsi troppe domande sul perché. I casi più divertenti li stiamo avendo ora che molti editori da noi distribuiti sono in vendita su Amazon: la conversione a Mobi è stata fatta da Amazon, ma nel caso di lamentele circa il formato espresse dai lettori, Amazon si rivale su di noi. Catch 22.
Non sarebbe stato meglio aggiungere l’indicazione delle dimensioni nella descrizione come, almeno, sta facendo Feltrinelli nella sua schifosa operazione di borseggio intitolata Zoom?
Se qualcosa è fattibile non esiste scusa per non farlo.
Facendolo si sarebbero persi solo i clienti che hanno comprato per sbaglio un “articolo” pensando fosse un “saggio” e che, come è normale, sono troppo timidi per chiedere ad Amazon un rimborso per solo 3 o 4 dollari/euro (magari molti mesi dopo, visto che si compra, si mette in coda e solo alla fine si legge).
Se non si vogliono anche i pochi soldi dei clienti timidi, ma solo quelli dei clienti davvero in cerca di opere brevi, è l’unica soluzione possibile applicabile senza sforzo prima che si diffonda l’indicazione di dimensione in generale nei negozi.
In un rapporto che prevede un passaggio di soldi non possono esistere misure intermedie: o si fornisce al cliente tutto ciò che il cliente è ragionevole sappia (genere e tags, descrizione, indicazione se autoconclusiva o se la storia si tronca a metà e bisogna pagare il doppio per finire la storia, formato, presenza DRM o meno, lunghezza dell’opera, anteprima) oppure si è fatto meno del minimo necessario. Qualsiasi acquisto in condizioni di informazioni insufficienti dovrebbe essere rimborsato a priori e, in più, non bisognerebbe mai fare leva sulla timidezza dei clienti che si sentono stupidi a chiedere rimborsi di pochi euro.
Questo significa trattare i clienti da Clienti e non da Consumatori: pensare ai loro interessi per prima cosa e lasciare che questa cura alimenti il business.
Al momento TUTTI i negozi sono colpevoli di passatismo nei confronti dei clienti, per un piccolo motivo o per grandi motivi.
Rarissimi sono i casi in cui si indicano le dimensioni. Solo ora sto vedendo apparire su Ultima Books le anteprime. Tardi. Troppo tardi.
Il mondo borghese si muove con una lentezza asfissiante, che ben spiega come mai il nostro livello tecnologico sia ancora così ridicolo dopo millenni di evoluzione (passati in gran parte a perdere tempo come dei fessi, con solo le spinte evolutive dettate dai conflitti a smuovere le cose): se si fosse così lenti ad adattarsi in ambiti più seri, come è la guerra, saremmo tutti morti come i lanceri ibs-polacchi contro i carri armati di Adolf Amazon.
Chi vende eBook se vuole distinguersi dai truffatori, penso a certi PDF ridicoli di Bruno Editore (dove le pagine indicate corrispondono a pochissimo testo su ognuna e per di più formato da banalità) di cui mi hanno parlato e alle masse di pattume apparse già in un annetto appena di penetrazione del digitale in Italia, deve fare tutto il possibile per indicare le dimensioni.
Basta metterle nella descrizione.
Non serve nemmeno avere un negozio per farlo, ma se uno ha pure il negozio non ha scusanti per non farlo nel proprio.
Il pubblico italiano tipico lo invogliate a comprare passando da 40kbooks.com, come gli stranieri che magari vi scoprono proprio grazie al sito, o da Bookrepublic, che è un negozio di una certa importanza -come nome e consapevolezza che esista- tra gli acquirenti di eBook? Oppure da IBS ecc… visto che pure in tutte le altre sedi l’assenza di indicazione nella descrizione si ripercuote.
Mi pare che la norma sia visitare la libreria Bookrepublic e trovare anche i 40k, non cercare apposta nel sito dedicato dell’editore.
Non vedo indicato su Bookrepublic (o su IBS), nella descrizione di ogni libro di 40k la stringa “presto, vai su 40kbooks a leggere le dimensioni prima di comprarlo! Corri! Dobbiamo dirti che sono brevi!”.
Anche perché se davvero si desiderava che il cliente le sapesse, si faceva prima a scriverle direttamente nella descrizione.
Ergo la presenza del dato in sede diversa rispetto alla scheda del prodotto presso cui concretamente avviene l’acquisto è insignificante.
Se davvero si ritiene di essere onesti coi clienti nel definire le dimensioni, allora le si definisca nella descrizione fino a quando tutti i principali negozi non la accetteranno come campo a parte.
Dove qualcosa non è indicato può esservi solo la volontà di non indicarlo. Non esistono cose fatte “a caso”: se si fa o non si fa qualcosa è perché così si voleva APPOSTA che fosse.
Questo vale per tutti gli editori. Chi punta a testi molto brevi e solo a quelli ovviamente non può permettersi di fare come gli altri (che se ne fregano, ma tanto vendono solo opere di adeguata lunghezza) perché la cosa puzza.
Ricordiamo il caso Urania, coi libri tagliati di un 15% senza dichiararlo al cliente e difendendo perfino la posizione.
Il cliente non ha diritto di sapere che se compra la versione italiana di un libro non riceverà tutto il libro, ma solo una parte?
D’altronde, come diceva il responsabile, se dichiarano che i libri sono incompleti molte meno persone li compreranno.
Quindi truffavano sapendo di truffare, con l’intento di attirare anche il pubblico che non comprerebbe mai opere incomplete.
Davvero pensiamo che ragionare come faceva Urania, col divieto per il cliente di essere informato, sia la via futura di internet, dove tutti all’istante possono essere puniti per le loro mancanze e esposti alla gogna che meritano non appena vengono scoperti?
Urania è stata punita, con uno scandalo tra gli appassionati che è rimbombato per mesi.
E ancora non si sta imparando la lezione che NON si possono nascondere dati utili ai clienti?
Quando qualcosa negli affari puzza può generare solo, per definizione, grave pregiudizio del cliente nei confronti del venditore. E degli eBook in generale.
Il che porta a una cultura della pirateria endemica come reazione giusta ed equa alla disonestà, per quanto piccola, dei venditori.
Già il pregiudizio nei confronti degli editori italiani c’è, ben meritato: vogliamo distruggere il mercato degli eBook prima che decolli?
Guardando le azioni di editori e negozi nell’ultimo anno, la mia idea è che tutti stiano complottando assieme per affondare l’eBook e salvare la Carta. I fatti dicono questo, se poi non era questa l’intenzione allora ci troviamo in una condizione in cui le Azioni non corrispondono alla Volontà… ma si passa così dalle considerazioni di mercato all’ambito della psichiatria. Che nel caso della gente che lavorava agli Urania è quello giusto, ma per gli altri spero proprio di no!
Bisogna (a livello di negozio) definire le dimensioni in modo comprensibile, con il numero delle parole e con una guida accanto in cui le dimensioni vengono contestualizzate.
Si possono usare le definizioni standard recuperabili da Wikipedia e indicare un parallelo con la narrativa che vada da racconto breve a romanzo (in fondo si capisce lo stesso anche se uno sta comprando saggistica).
Fortunatamente siete intenzionati a farlo in futuro. Bene. Ma la parola chiave è proprio “futuro”: la lentezza della borghesia pesa sempre come un macigno.
Non si può essere mai troppo onesti e premurosi col Cliente.
Questo deve cambiare dalla mentalità delle piccole truffe fisiche della vecchia editoria, dove le incazzature finivano a coinvolgere al più pochi amici, rispetto al mondo dei rant globali che rimbalzano per il web.
Il massimo è per definizione il “minimo indispensabile”.
Di meno è sempre troppo poco.
Amazon fa schifo.
E qui sopraggiunge un racconto di Alberello.
Quando mi sono trasferito qui in Sardegna, appena superata la fase di adattamento al fuso orario, al clima torrido e al cibo consumato con le mani, ho cominciato a cercare lavoro.
Mi sono rivolto al luogo Comune dove ho preso residenza e ho esposto il mio curriculum vitae formato europeo con garbo e charme.
Tempo due settimane e mi hanno chiesto un colloquio. Dopo le varie formalità burocratiche mi hanno preso con un contratto dal 21 ottobre fino al 31 dicembre 2011.
Ho iniziato così la mia esperienza nell’assistenza domiciliare. Provenendo da altre tipologie di operatività mi sono comportato come ho sempre fatto: Ho indossato la divisa, i miei simpatici guanti monouso, cartellino con foto ben in vista e un sorriso per tutti.
Una mia collega che chiameremo in questa sede Maga Magò mi prendeva in giro dicendomi tipo: “è arrivato il signor oss” e se ne andava in giro sciatta trattando gli utenti come fossero poveri derelitti e consumatori.
Io ho continuato a comportarmi bene e a trattare i signori come Clienti e non come Consumatori. Pian piano le persone mi hanno trattato con fiducia, lasciavano addirittura aperte le case dicendomi di entrare e uscire senza problemi, mi regalano le uova delle loro galline, mi hanno chiesto di assistere i loro cari ricoverati all’ospedale in forma privata e di andare anche nelle ore extralavorative. Un vecchietto mi ha perfino infilato in tasca 10 euro mentre ero già pagato dal comune e li ho dovuti rifiutare per etica professionale.
Stamattina mi è stato regalato un pandoro da una signora e mi è arrivato un sms nel pomeriggio in cui mi si dice che il contratto mi è stato prolungato fino al 30 giugno 2012, mentre Maga Magò è stata licenziata. ^_^
La morale? Il pandoro è un piatto che va gustato freddo. Comportotatevi bene sul lavoro, qualunque esso sia e vedrete che nessuno vi criticherà più.
A me quello che fa incazzare è che coloro che vogliono leggere (dico leggere, non ammazzare qualcuno) vengono trattati alla stregua di criminali, mentre gli analfabeti continuano a coltivare la loro campagna con gli e-lettori.
Viva le liberalizzazioni, viva i Savoia.
Mh, sì, effettivamente “Zoom” così come l’hanno impostata è una porcata. Però truffa mi pare esagerato, dai. Loro alla fine lo specificano nella descrizione “tratto dalla raccolta x”, se poi tu non leggi e lo prendi comunque, bhè, ‘zzi tua (= loro ragionamento, credo).
Per me, avrebbero fatto una bella figura se questa collana fosse nata per i soli inediti (‘Il turno di notte lo fanno le stelle’ di De Luca, in uscita domani) o pseudotali (tipo roba già uscita, come ‘Super Santos’ di Saviano col Corriere della Sera) di piccole dimensioni, e non infilandoci dentro stupidi oroscopi o racconti/estratti da romanzi/raccolte. Mah…