I coniglietti sono tanto dolcini, ma come fanno a nutrire la loro dolcezza se non nutrendosi di cibi dolci ricchi di zuccheri semplici? A parte gongolando delle sofferenze umane, intendo. In previsione di un futuro post per signorine dedicato al corretto comportamento con i coniglietti e alla loro educazione (forse fin troppo in anticipo: non so proprio se riuscirò a farlo per fine anno), oggi solo video di coniglietti che mangiano cose dolci: una fragola, una ciliegia giallina a pezzetti (forse un durone giallo?), un po’ di mela e… una gelatina dal gusto non meglio identificato (su YouTube dice solo che è specifica per conigli e criceti), ma quel batuffolino nero è troppo bellino per non metterlo! ^_^

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Fonti:
http://www.youtube.com/watch?v=39HcQS1LwNg
http://www.youtube.com/watch?v=Wq35r0y3amk
http://www.youtube.com/watch?v=yuM12Mem32Q
http://www.youtube.com/watch?v=sBwjhYdZWmg
 

7 Replies to “I Coniglietti del Venerdì (113)”

  1. Duca, leggevo su uun libro di un itagliano in jappone:
    21. Coniglio da mangiare
    Una delle cose che meno sopporto è quando, all’estero, mi chiedono cosa si mangia al mio paese. Sarà che io non do così tanta importanza alla cultura culinaria, ma davvero non capisco perché così tanta gente si interessa di cosa si mangia in un paese. Come quelli che quando viaggiano invece di visitare monumenti e meraviglie dell’arte si interessano di mangiare qualcosa di tipico. Come se fosse normale farsi qualche migliaia di chilometri per mangiare un cibo che puoi trovare anche al ristorante etnico dellatua città. Sì, la cultura locale si esprime anche attraverso il cibo, bla bla bla… ma tra una cattedrale e una frittata cotta alla maniera tipica del luogo io mi interesso più della prima. Ciononostante, ogni volta che dico da dove vengo nessuno mi domanda mai cosa ci fosse di bello da visitare nel mio paese: potrei parlare per ore del Duomo di Milano, della Pinacoteca di Brera, del lago di Como, di Bellagio, potrei consigliare una serata alla Scala… e invece mi chiedono sempre cosa si mangia al mio paese. Bah…
    Comunque sia, i giapponesi (ma non solo loro a dire il vero) sono convinti che dalle mie parti si mangi per forza spaghetti e pizza. Quando invece gli dico che preferisco brasato e polenta mi guardano straniti; difficile spiegare cos’è la polenta. Allora ripiego su un cibo facile da capire: il coniglio.
    L’avranno visto un coniglio, sapranno cos’è! Ecco, il coniglio, mangio il coniglio arrosto, una delizia. E in quel momento i giapponesi, tutti, si irrigidiscono: ehm… coniglio? Hai detto coniglio? Quello con le orecchie così?
    Non ci credono, pensano di aver sbagliato a capire. Perché in Giappone dire che mangi il coniglio è come in Europa dire che mangi il cane o un altro animale d’affezione. In Giappone il coniglio non si mangia. Ma non solo, ti prendono per matto se dici che lo mangi. Vaglielo tu a spiegare quanto è gustoso un buon coniglio con una fetta di polenta.
    Fosse solo un problema di essere preso per matto uno può anche fregarsene. Il mio vicino di casa cinese mangia il cane e io mangio il coniglio. A ognuno potrà sembrare una cosa normale o atroce a seconda dei punti di vista, è tutto molto relativo, come sempre.
    Il problema è che, anche volendo, il coniglio non lo si trova. Ho fatto passare tutti i negozi di generi alimentari di Fukuoka, dai grandi supermercati ai negozietti, e niente, da nessuna parte si trova carne di coniglio. Ho provato anche a chiedere ai commessi ma questi quasi scappavano scandalizzati. L’ultima carta che mi sono giocato è stata il negozio di animali. A dire il vero non sono proprio capace di ammazzare un coniglio, togliergli la pelle e tutte quelle cose che si fanno per macellarlo. Però magari su internet avrei trovato una guida passo-passo «macellare i conigli for dummies». Il problema è che i conigli venduti vivi sono carissimi: il più economico veniva via per più di 90 Euro. Ed era piccolino, proprio un coniglietto mignon, da tenere in mano e coccolare. Mi sa che poi non sarebbe nemmeno cresciuto più di tanto, magari sono conigli nani fatti apposta per essere tenuti come animali da
    compagnia. Io invece volevo un bel coniglione da mettere in padella, e 90 Euro per un bocconcino di coniglio mi sono sembrati onestamente eccessivi.
    Così mi sono ritrovato per due anni in astinenza forzata da coniglio. Dannati.
    Se andate a vivere in Giappone sappiate che certi cibi non li potrete mangiare, nemmeno a casa vostra cucinati con le vostre manine, semplicemente perché non li troverete mai nei negozi di alimentari.

  2. Bello.
    Mangiare i conigli è una barbarie, un indice chiaro della mancanza di civiltà e di progresso di una popolazione. Quando si è primitivi e senza risorse, per cui bisogna mangiare e basta in qualche modo, oppure ottenebrati dall’ignoranza e si vive in una condizione intellettuale regredita, come avviene nelle tribù messe peggio dell’Africa (o in certi ristoranti in Cina), allora si mangia ciò che si trova: centopiedi, ragni ecc…
    Con il progresso e i primi bagliori della luce della conoscenza a scacciare le infamanti tenebre della barbarie, si rinuncia agli aborti della terra. Ma si continua a mangiare il coniglio.
    Solo una vera civiltà evoluta, non solo nella tecnologia ma nella vera evoluzione, che è quella dello spirito e dell’adesione alla Morale Naturale, all’autentico decoro, non mangia il coniglio.
    Chi mangia i conigli, tra i popoli veramente evoluti non è meglio di quanto sia un masai per noi che dipinge con la propria cacca e mangia centopiedi.
    Il tizio in astinenza di coniglio è come un negro in Italia che non sopporta il regime di pizza, brasati, grigliati, arrosti, ravioli ecc… e che strappa le cortecce degli alberi per cercare larve aberranti e mostri irti di zampe chitinose.
    Curiosamente, i negri non mi pare che lo facciano. Ergo, lui è peggio di loro (beh, tra Italiani di oggi e Africani subsahariani siamo lì-lì, eh).

  3. @Dago condivido l’idea che ciò che uno mangia sia il miglior biglietto da visita. Si capisce molto di una persone da ciò che mette in bocca. U.U
    @Duca ottima osservazione quella su negri e italiani. Come non condividerla? XD Lol
    Ma quindi non posso dare ai coniglietti i miei biscotti al cioccolato? ç___ç E’ una vera ingiustizia!

  4. Sul cioccolato non ho informazioni.
    So che i conigli in linea generale apprezzano i biscotti secchi e i pasticcini per il té, quindi impasti bianchi, dolci, senza cioccolato. La frutta candita. Confettura e marmellata. Gelatine alla frutta. I succhi di frutta. La frutta dolce in generale. Birra. Tè zuccherato. La pizza (sì, apprezzano anche il pomodoro cotto sopra). Salsicce e bacon croccante.
    L’unica accortezza con la carne è di dargliene il meno possibile e solo molto raramente, perché non potendo digerirla correttamente ammazza i batteri… se ne ammazzi troppi, poi ammazzi anche il coniglio. Con un bocconcino di bacon al mese a un coniglio che segue una dieta corretta (tante fibre), non dovrebbe succedere niente… poi, come con ogni cosa, c’è pure tra gli umani quello che mangia per 60 anni impepate di cozze senza star male e il salutista iperattento che crepa per avvelenamento alimentare. ^_^
    Vino e distillati… non ne ho idea.
    Dovendo fare un tentativo io eviterei i vini secchi e caldi (e ovviamente i distillati e i liquori poco zuccherini), orientandomi magari verso cose che sono praticamente dei succhi di frutti (una malvasia dolce, con forti aromi di ciliegia, al 6% di alcool) o comunque ben zuccherini (un Brachetto d’Acqui o un Moscato).
    Però farei anche un pensiero su qualcosa di dolce e caldo assieme, come uno zibibbo (che è appunto un moscato pure lui) perché ha fortissimi sentori dolci (confettura di albicocca, miele, caramello).
    Niente note amaricanti, penso che non apprezzerebbero. Credo che lo zibibbo e il rosolio potrebbero piacere molto ai conigli.

  5. Da ciò che hai scritto Duca, e come già avevo intuito, meglio avere i conigli come commensali o per il tè delle 17 piuttosto che sgraziati umani privi di gusto. O_o

  6. Sì.
    In futuro farò, come anticipato, un articolo utile per stimolare chi volesse iniziare a vestire i conigli e a farli mangiare a tavola, insegnando le buone maniere e la civiltà a creature perfettamente adatte a impararle.
    Se noi colonialisti bianchi abbiamo insegnato perfino ai negri a scendere dagli alberi (a costo di tirare giù quelle scimmie glabre usando i fucili) e mangiare la pasta con le posate, invece delle banane con le mani, trasformando tantissimi selvaggi privi di linguaggio in persone perfettamente rispettabili e decorose, possiamo istruire anche i coniglietti!

  7. L’unica accortezza con la carne è di dargliene il meno possibile e solo molto raramente

    Per l’amor d’Iddio, non fate assaggiare carne ai conigli. Potrebbero prenderci gusto… e sono tanti.

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