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Una facile teacake alle amarene

Abbiamo appena cominciato a parlare di tè – non di tè nel senso di te, ma nel senso del the che si fa nella theiera, come scriveva l’Artusi nel suo manuale di cucina – e ancora prima di discutere di tipologie di tè, di aree di provenienza, di miscele, di aromatizzazioni, di infusione occidentale o russa o cinese, di lavorazione, di storia o di curiosità, perché non fermarci un attimo a vedere cosa accompagnarci a un bel tè?

Perché il banale cibo non è nobile come la bevanda che accompagna, ma non lo disprezziamo comunque. Visto che non sempre il classico tramezzino al cetriolo soddisfa i bisogni di dolcezza di una signorina circondata da coniglietti rumorosi che fan tintinnare piattini e tazzine e si sporcano di marmellata il musino, e visto che non è sempre possibile disporre di pasticceria pregiata, bisogna saper far da soli.
Ad arrangiarsi non verranno i dolci che servono nella sala di Bettys, al Savoy o da Fortnum & Mason, ma costano molto meno e non è sempre caviale[Nota 1], giusto?

Il salone del Giubileo di Diamante presso Fortnum & Mason sarebbe il luogo degno in cui vorrei portare Gamberetta, se solo un qualche luogo terreno potesse essere degno della Dea. E ovviamente nessuno lo è davvero. Ma d’altronde neppure io sono degno di portarla, per cui tutto ok. ^^

Oggi voglio proporvi un’idea simpatica per chi ama le teacake più ricche di frutta, quelle in cui l’impasto di farina è solo un pretesto per mantenere assieme in fette masse di frutta secca, canditi e semi sgusciati. Torte tipicamente senza aggiunta di grassi nell’impasto e con poco zucchero, visto che la dolcezza è ovunque tra uvetta, fichi, scorze di agrumi canditi e qualsiasi altra cosa venga in mente di infilarci.

Le classiche torte da accompagnare al tè che nelle versioni con solo un po’ di uvetta vengono spesso tagliate a fette, abbrustolite e spalmare di burro: ottima alternativa ai classici scone (focaccine dolci) spalmati con panna rappresa del Devonshire (oppure crème fraîche) e confettura di fragole che tipicamente accompagnano un dolce “cream tea” da signorine di altri tempi.

Ma la mia versione non è di quel tipo. Non avrete bisogno di abbrustolirla o di spalmarla con grassi animali e confetture. La teacake che ho voluto imitare è del tipo così zeppo di frutta da essere una sola unica massa dolce, soffice, che rimane morbida anche due giorni dopo senza divenire un mattone. Sul giorno ancora dopo non garantisco, non è mai arrivata fin lì.

La voglia di prepararla mi è venuta vedendo le teacake di Bettys più ricche di frutta e aromatizzate con un po’ di Gin o di Sherry (alternativamente le teacake possono usare una tazza di tè nero molto forte, in cui far anche rinvenire qualche ora la frutta disidratata).

A qualcuno piacciono noci brasiliane e fichi canditi? ^^

Sarà facilissima da fare.
Io so a malapena cucinare un po’ per cui se posso farla io senza problemi può farcela qualsiasi handicappato culinario[Nota 2]. Siamo a livello di semplicità dell’uovo al tegamino e della crema pasticcera. Le dosi sono per farne uno stampo da ciambellone di 24 cm di diametro esterno, grossomodo 8 belle fette. Il sapore è molto ricco di amarene, mentre uvetta e albicocche – troppo delicate – forniscono solo massa al dolce e note extra di sapore per spezzare la monotonia.
Pronti?

Cominciamo con gli ingredienti!

Per il mix di frutta:

  • 250 grammi di uva passa
  • 125 grammi di amarene Fabbri in sciroppo
  • 125 grammi di albicocche disidratate
  • 50 grammi di farina lievitante per cospargere la frutta

Per l’impasto:

  • 250 grammi di farina lievitante
  • 1 uovo intero
  • 125 grammi di sciroppo di amarene (dal barattolo)
  • 125 grammi di liquore alle amarene (Stock Cherry o altro)
  • 80 grammi (due cucchiai colmi) di confettura di prugne
  • 5-6 grammi (un cucchiaino) opzionale di cannella macinata

+ burro quanto basta per ungere lo stampo.

Si parte con la frutta.

Rinvenimento di uva passa e, se molto secche, albicocche. Oltre ad ammorbidirle serve a evitare che vadano a fondo in impasti poco duri: nel nostro caso non è un problema, l’impasto vedrete che sarà poco ma molto denso e la frutta si distribuirà benissimo da cima a fondo. Come fare? Io faccio così: metti l’uvetta in una pentola con dell’acqua fresca, qualche centimetro di più di quella per coprirle, e portala a bollore. Dopo un paio di minuti in cui bolle, spegnere la fiamma e lasciar risposare qualche minuto. Versare in uno scolapasta o simili, raffreddare l’uvetta con acqua fresca e strizzare.
Stendere l’uvetta strizzata su un canovaccio e tamponare per estrarre altra acqua rimasta, due o tre volte. Aggiungere farina, i primi 20-30 grammi, e mescolare l’uvetta. Con un impasto così denso come lo useremo forse è opzionale l’aggiunta, visto che contribuisce a evitare l’affondamento, ma a me non dispiace. Vedrete che avanzerà farina e vi rimarrà sul canovaccio.

Tagliare le albicocche secche in 4-6 pezzi, in pratica grandi come l’uvetta usata. Mettere in una ciotola molto ampia, dovrà accogliere tutta la frutta e permettere di mescolarla a mano. Pescare 125 grammi di amarene dal barattolo, con meno sciroppo possibile, tagliarle a metà e metterle assieme alle albicocche. Unire i 20-30 grammi di farina rimasta per la frutta e mescolare a mano. Verrà più appiccicosa di come era l’uvetta. Ora aggiungere l’uvetta infarinata con anche la farina rimasta sul canovaccio. Impastare bene tutto, in modo che i diversi frutti siano mischiati per bene.
E qui abbiamo fatto. Facilissimo.

Passiamo all’impasto.

Molto semplicemente versate la farina in un recipiente, unite l’uovo (a prova di “virili maschi” che sanno cuocere solo il manzo: il guscio va tolto ^_^”), mescolate bene con un cucchiaio di legno fino a rendere omogeneo il tutto. Circa. Un po’ troppo solido, eh? Unire sciroppo e liquore, mescolare ancora ben bene. Sempre bello pastoso, ma molto più morbido!

Aggiungere la confettura e la (opzionale) cannella. Io uso confettura di prugne fatta in casa, con 300 grammi di zucchero per 1 kg di frutta a pezzi. Se non avete confettura fatta in casa, usate quella con almeno il 70% di frutta. Non resta che aggiungere la frutta e mescolare, con fatica se avete rispettato le dosi, il tutto. Un bel pastone di frutta a malapena coperta di impasto! Colore violaceo vomito alieno. ^_^

E ora in forno!

Imburrate bene il vostro stampo e via in forno a… beh, immagino dipenda dal forno, visto quanto variano da un modello all’altro (e non intendo solo per la ventilazione o meno). Usando il mio forno elettrico piccolo, quello che è anche microonde, a 180 gradi per 1 ora e 15 minuti è stato perfetto.

Tanto? Un po’ sì. Considerate che dopo 50 minuti il coltello bagnato da infilzare per verificare la cottura usciva asciutto, lasciando buchi netti e puliti che rimanevano aperti, ma la consistenza era un po’ troppo morbida. Dopo 1 ora e 15 minuti era asciugato il più possibile. Ed è rimasta soffice, non è un mattonazzo bagnato: è un po’ pesante, un po’ bassa, ma è soffice ed è rimasta così nei due giorni successivi (poi è finita).

Il profumo è di amarene, intenso. Confesso che mentre cuoceva, quando aprivo per verificare la cottura, mi sentivo come una fatina lesbica immersa nel maraschino. Il sapore è intenso di amarene, tanto, e le amarene Fabbri dopo la cottura sono molto più forti di gusto che quando le si pesca dal vaso. In pratica quando in un morso becchi l’amarena, senti solo lei: uvetta e albicocche spariscono.

La massa di uvetta e albicocche però contribuisce a dare varietà nei morsi senza amarena: due sapori dolci molto diversi, in un impasto tenero che profuma di amarene in modo delicato, con giusto qualche nota di prugna e di cannella. Il cucchiaino zeppo di cannella è praticamente sparito, si sente solo vagamente. L’impasto da solo è piacevole, dolce (non ho aggiunto zucchero in polvere, avendo usato sciroppo e liquore), delicatamente fruttato di prugna e amarene.

In forno, fine cottura.
Sezione tagliata.
Zoom della fetta: quanta frutta, eh? ^^

Può piacere, può non piacere, dipende se amate le amarene.
Io le amo molto. Spunti per variare: scorza di agrumi candita al posto delle albicocche e magari fichi secchi (un po’ morbidi, non secchissimi) tagliati in pezzetti piccoli al posto delle amarene, e un mix di uvetta e noci al posto della sola uvetta. Perché no? Da provare una delle prossime settimane!

E tu, hai una teacake alla frutta da consigliarmi?
O un altro dolce che sai fare e che sta benissimo da mangiare quando si beve il tè, da consigliarmi? Sono in ascolto! Tra signorine per bene e vecchi ginecologi morali, bisogna darsi una mano. ^_^


Nota 1 – Citando il titolo amato da un mio caro e fedele lettore che si sente un po’ trascurato. Vedi? Duchino (ogni tanto) pensa ancora a te. [Torna su]
Nota 2 – Sono dell’idea espressa da Heinlein in Lazarus Long l’Immortale:

Un essere umano deve essere in grado di cambiare un pannolino, pianificare un’invasione, macellare un maiale, guidare una nave, progettare un edificio, scrivere un sonetto, tenere la contabilità, costruire un muro, aggiustare un osso rotto, confortare i moribondi, prendere ordini, dare ordini, collaborare, agire da solo, risolvere equazioni, analizzare un problema nuovo, raccogliere il letame, programmare un computer, cucinare un pasto saporito, battersi con efficienza, morire valorosamente. La specializzazione va bene per gli insetti.

La lista include cucinare. Non c’è niente di virile nel non saperlo fare, cuocendo bistecche a cacchio senza saper marinare la carne o senza saper realizzare sughi, risotti e dolci. [Torna su]

Il Duca di Baionette

Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa.

View Comments

  • Mi fa impazzire il contrasto di un buon dolce fresco con il tè caldo. Cheesecake leggero, versione con ricotta e yogurt, tirato fuori dal frigo un po' di tempo prima. Ma anche una semplice torta al limone fa il suo sporco lavoro. :D

  • Buona idea. Non sono un amante delle cheesecake anche se so come si fanno, ma ora che mi hai messo l'idea proverò qualcosa di adatto col tè. Magari una con le banane aromatizzata con liquore alla banana, e una base di frollini al miele. O cmq biscotti senza cacao. Non so. Devo pensare ai dettagli bene.

  • A marzo mia madre ha fatto un dolce che potrebbe piacerti (noi ce lo siamo fatti fuori in quattro e quattr'otto!); non ricordo la ricetta esatta (la posto appena la ritrovo), ma di base era cosi:

    - prendi dei datteri (quelli con la buccia asciutta), li tagli a pezzetti (non troppo piccoli), e li metti in infusione in te caldo (NON zuccherato, mi raccomando!); quando il te si è raffreddato, dovrebbe essere diventato una specie di sciroppo che avvolge dei morbidissimi pezzi di dattero.

    - versi datteri e sciroppo negli ingredienti secchi (farina e spezzie varie in polvere: cannella, zenzero, chiodi di garofano, eccetera... anche se l'unica veramente indispensabile è la cannella) e mescoli fino ad ottenere l'impasto che verserai nello stampo.

    Per quanto riguarda i cheesecake, sappi che quelli a base di ricotta sono molto meglio di quelli fatti col formaggio spalmabile, visto che hanno un gusto più neutro; inoltre le versioni cotte in forno sono più sode e compatte, rispetto a quelle non cotte.
    Un cheesecake con una spalmata di lemon curd o di marmellata casalinga (con poco zucchero) è la fine del mondo, te lo assicuro.

  • Grazie per l'idea dei datteri.
    Cheesecake sì, pensavo cotte, come la New York Cheesecake. Quelle con tutta la lavorazione a freddo non mi entusiasmano (non so perché, ma se faccio torte mi piace che finiscano a cuocere).
    Con la ricotta al posto del philadelphia? Ok, è un'idea, il dolci con grandi quantità di ricotta (anche simili come idea alle chessecake) li so già fare ed effettivamente mi piacciono di più delle cheesecake tradizionali. ^^

  • Una variante della brazadela ferrarese che fa sempre mia madre:
    500g farina 00
    200g zucchero
    un pizzico di sale
    3 uova
    1 bustina lievito
    100 ml olio d'oliva
    cacao amaro q.b.
    grappa (o scorza di limone se volete farvi del male) per aromatizzare
    Si setaccia la farina e si mescolano gli ingredienti tranne il cacao.
    Il dolce non va messo in uno stampo ma steso su carta da forno, senza bordi a contenerlo, dunque l'impasto non deve essere troppo liquido (occhio con la grappa). Nel caso risultasse troppo secco, anche dopo l'aggiunta del liquore, si può aggiungere un po' di latte.
    Una volta impastato si toglie circa un tezo dell'impasto e a questo si aggiunge il cacao, fino a farlo diventare diversamente bianco.
    Si stende la parte di impasto ariana su carta da forno fino a fargli assumere la forma di uno zeppelin visto dall'alto (ma schiacciato e con la superficie piana visto di profilo, circa 2-3 cm); a parte si stende l'impasto diversamente bianco facendogli assumere la stessa forma (ma più piccola); in seguito si adagia la parte diversamente bianca sopra quella ariana per fare in modo che si uniscano ma non troppo, in modo che non si integrino. Finito, si sparge un po' di zucchero non raffinato sulla superficie e si inforna a... boh... 180 gradi suppongo. Ed ecco pronto il vostro dolce multietnico e politically correct.
    L'olio d'oliva dà un aroma molto particolare e gradevole e si sposa benissimo con l'aroma della grappa. ^^

  • Parlare della parte diversamente bianca mi ha fatto venir voglia di torta alle banane. Con crema alle banane. Domani la faccio. ^^

    in seguito si adagia la parte diversamente bianca sopra quella ariana per fare in modo che si uniscano ma non troppo, in modo che non si integrino

    Sperando non ne escano piccoli tortini mulatti. ^__^

  • Finalmente ho ritrovato la ricetta che ti avevo promesso; il nome originale è "Sticky Toffee Pudding", questa è la versione usata da mia madre (dosi per 4 persone):
    200 ml d'acqua
    1 bustina di te
    250 gr di datteri
    80 gr di burro
    100 gr di zucchero di canna
    2 uova
    170 gr di farina
    1/2 bustina di lievito per dolci
    1 cte di spezie miste in polvere (cannella + zenzero + chiodi di garofano + noce moscata)
    1 ctav di cacao amaro in polvere
    1 pizzico di sale
    Far bollire l'acqua, e mettere in infusione il te per 5 minuti.
    Tritare i datteri, e metterli nel te (dopo aver tolto la bustina).
    Mettere in una ciotola il burro (lasciato ammorbidire a temperatura ambiente per qualche minuto), lo zucchero e le uova, e sbattere con la frusta finchè non diventano spumosi.
    Mescolare farina, lievito, spezie, cacao e sale; aggiungere al composto di uova e mescolare bene.
    Aggiungere al composto i datteri e il te (ormai diventato uno sciroppo dolce) a temperatura ambiente, e mescolare bene.
    Versare il composto in una teglia (imburrata o rivestita di carta-forno), non troppo alta, e mettere in forno già caldo a 180° per 30-40 minuti.
    Non preoccuparti se lo zucchero pare poco, ci penseranno i datteri ad addolcire ulteriormente il tutto.
    E non aver paura di abbondare con le spezie, il dosaggio usato da noi si sentiva appena (infatti la prossima volta ne metteremo di più).
    I te migliori, da usare per questa ricetta, sono quelli di maggiore corpo: suggerisco dei neri (i verdi rischiano di perdersi per strada... a quel punto tanto varrebbe usare semplice acqua calda!), senza gusti strani (un'eccezione potrebbe essere il chai, che si intonerebbe perfettamente con la ricetta, e permetterebbe di non dover aumentare il dosaggio delle spezie in polvere).

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